# Pianta della città di Milano, Litografia Fenghi, Milano, 1877

Tra la terza guerra d’indipendenza (1866) e la costituzione della Triplice Alleanza (1882), Milano è al centro di un processo di modernizzazione e ripensamento che coinvolge sia gli spazi della vita pubblica (la riorganizzazione urbanistica, il trasporto pubblico, l’illuminazione elettrica) sia il discorso sulla propria identità (il ruolo della politica locale e nazionale, il rapporto con le altre metropoli europee, la sperimentazione artistica).


Mappa tratta da G. Savallo, Nuova Guida della città di Milano e sobborghi, Milano: Agenzia Savallo, 1881

Dopo l'Unità, piazza del Duomo diventa a poco a poco sempre più ampia, sempre più al centro dell’attenzione e della stessa urbanistica; è palcoscenico di numerose manifestazioni che ora possono svolgersi in uno spazio adeguato, a scapito del brulichio confuso che animava le case popolari e le osterie del Rebecchino (demolito nel 1875) e del Coperto del Figini (demolito nel 1864); la costruzione della nuova Galleria Vittorio Emanuele II segue la medesima logica: al posto della decentrata Galleria de Cristoforis, vero passage in stile parigino, si crea una più grande arteria commerciale e sociale che sfocia direttamente in piazza del Duomo. La città è ora animata da una prima rete di omnibus e illuminata dalla corrente elettrica, la quale esibisce un particolare fascino per tale illuminazione già nel 1877 con la prima dimostrazione pubblica in cima a una torre costruita per l’occasione in piazza del Duomo, poi più sistematicamente con l’Expo 1881, fino ad arrivare all’illuminazione del ridotto del Teatro alla Scala per il carnevale 1882.


Milano. La festa dei pattinatori all’Arena, a benefizio dei poveri, «L’Illustrazione italiana», VII/1, 4 gennaio 1880, p. 5.




Le strade, sempre più grandi, costringono i teatri e gli spazi dello spettacolo dal vivo a “uscire” e “farsi sentire” anche al di fuori; è un trionfo di cartelloni, avvisi, poster, immagini che attirano l’attenzione di cittadini e turisti, flâneurs e bohémiennes, artisti e vagabondi; anche la musica esce dalle sale perché l’editoria musicale contribuisce all’uso domestico/amatoriale, ascoltato dai passanti per le vie cittadine. Cresce sempre più, e non solo sui giornali, la pubblicità della musica a stampa. Milano, la “capitale morale” del nuovo stato unitario, è anche la capitale della carta stampata. Ciò vale per l’editoria musicale (il periodo preso in esame è quello della grande rivalità tra Ricordi e Lucca), ma anche per le testate giornalistiche.


«La perseveranza», 5 gennaio 1867, p. 4, col. V

Nelle stagioni di Carnevale e di Primavera, il tamburino con gli spettacoli del giorno pullula di eventi. Se da una parte realtà come il Teatro alla Scala o il Teatro Carcano cercano di tener fede alle promesse fatte per la stagione, associando qualche novità (molti nuovi balli e musica d’oltralpe) ai titoli che ormai sono di repertorio, dall’altra un insieme di teatri minori ma consolidati – il Teatro Dal Verme, il Teatro di Santa Radegonda, il Teatro Re, il Milanese, il Fossati, ecc. – in brevissimo tempo porta in cartellone titoli sempre nuovi, insoliti, che creano vere e proprie mode o dibattiti nell’opinione pubblica.


La meccanica applicata agli spettacoli teatrali, «Cosmorama pittorico», XXXVIII/24, 31 luglio 1873, p. 3

La vita musicale milanese non si limita però ai teatri istituzionali. L’«Olimpo splendido» della società milanese si ritrova alle feste da ballo nei salotti di un’aristocrazia scricchiolante o di una borghesia (tessile, soprattutto) che la fa da padrone. I vortici delle danze e gli intrighi della sociabilità urbana si snodano anche ai veglioni di carnevale, durante le feste da ballo mascherate che si organizzano nelle sale dei teatri durante il Carnevale. Il “Carnevalone” milanese, che da anni soffre magrezze e si consuma fino ad autoproclamarsi un necrologio, mette la musica “per strada”, porta allo scoperto tutte quelle realtà musicali minori che in quegli anni si vanno attrezzando per istituzionalizzarsi: nascono le scuole di musica popolari e civiche, le bande cittadine, i cori amatoriali. Le feste (più o meno “popolari”) terminano sempre all’alba, lasciando come strascichi canti d’ebbrezza lungo i Navigli.