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Pianta della città di Firenze, F. e G. Pineider Editori, Firenze, 1878

Dopo l’Unità d’Italia, Firenze subisce profondi cambiamenti, soprattutto a partire dal 1866, quando diventa capitale del Regno. L’acquisizione di questo status, mantenuto fino al 1871, ebbe infatti un impatto significativo su più fronti: non si trattava solo di accogliere l’ingente apparato amministrativo del regno, ma di allargare in più direzioni i confini strutturali e culturali di una città che aveva vissuto fino ad allora in una condizione di serena continuità storica con la sua matrice medievale e rinascimentale. Diversi lavori di adeguamento urbanistico (Piano Poggi) furono avviati per accogliere le cinquantamila e più persone che provenivano in larga parte dal Piemonte e che di Firenze avrebbero sensibilmente condizionato la vita sociale e culturale.

L’incremento della popolazione influì anche sull’andamento della vita musicale. Per venire incontro a una nuova domanda, caratterizzata dal crescente bisogno di intrattenimenti leggeri e spettacoli d’evasione, si dovette inevitabilmente aumentare e diversificare la produzione. Questa tendenza interessò soprattutto il comparto teatrale: la geografia sociale dei teatri fu significativamente trasformata dall’inaugurazione di due nuove sale (Teatro delle Logge, 1868, e Teatro Principe Umberto, 1869) e da un’importante riformulazione dell’offerta artistica. Principale polo di attrazione fu quindi il circuito dei teatri minori: grazie all’inserimento in cartellone di titoli sempre nuovi (specialmente di operette, vaudeville e riviste), questo seppe rispondere meglio dei teatri di più antica tradizione alle esigenze di un nuovo pubblico.

Il periodo glorioso della vita teatrale fiorentina durò giusto gli anni della capitale: l’esodo di una parte della popolazione alla volta di Roma, la nuova e definitiva capitale d’Italia, risultò particolarmente drammatico per molti teatri della città, che affrontarono un periodo di crisi profonda e che in molti casi furono costretti a chiudere.

Opposto fu invece l’andamento delle numerose società musicali attive a Firenze già prima della sua designazione a capitale d’Italia: tra queste, la Società del quartetto e la Società per lo studio e l’esecuzione della musica classica. Da principali protagoniste del panorama musicale non solo cittadino, a partire dal 1866 perdettero gradualmente visibilità. La maggior parte di queste istituzioni infatti dovette lottare da un lato con l’emorragia dell’abituale pubblico straniero, dall’altro contro la sempre più accanita concorrenza dei teatri minori. Solo negli anni successivi al trasferimento della capitale, queste realtà riacquistarono prestigio, soprattutto grazie alla nascita di nuovi soggetti (la Società corale Cherubini, ad esempio) che rivitalizzarono il comparto della musica strumentale e corale.

Oltre ai teatri e alle società di musica strumentale, svolsero un ruolo non secondario nel panorama musicale della Firenze del secondo Ottocento i caffè con le loro orchestrine (Gilli, Bottegone, La Rosa, Le Stanze Etrusche, Doney, Leone d ́Etruria, Giappone, Le Alpi ecc.) e i parchi (Parco delle Cascine e Giardino Tivoli), confermando una tendenza tipica delle capitali moderne europee, che vedono crescere una fruizione della musica in spazi aperti e di passaggio, al di fuori sia delle istituzioni ufficiali, sia della dimensione domestica.